I PIU’ PICCOLI SCENDONO IN CAMPO
VA IN SCENA IL CALCIO GIOVANILE 2011-2012
US ACLI: I PIU’ PICCOLI SCENDONO IN CAMPO, VA IN SCENA IL CALCIO GIOVANILE 2011-2012
Si comincia oggi: al via 150 squadre iscritte nelle diverse categorie,
dai Topolino (anno 2006) agli Under 19. Oltre 1600 ragazzi coinvolti
Roma, 11 novembre 2011 – Le iscrizioni si sono chiuse proprio in questi giorni, ma già oggi siamo pronti a partire con la nuova stagione dei Campionati giovanili di calcio a5 e calcio a8 Us Acli di Roma. Si comincia dunque con il calcio giocato e, dopo il successo della scorsa edizione, la novità principale dell’edizione 2011-2012 è la crescita del numero di società e squadre iscritte, che quest’anno raggiunge numeri impressionanti: le formazioni ai nastri di partenza sono ben 150, una trentina più del 2010-2011, e circa 15 le nuove società partecipanti, per un totale di oltre 1600 giovani coinvolti, pronti a sfidarsi fino alle finalissime di inizio maggio. A dimostrazione che il calcio giovanile è un movimento sempre più radicato sull’intero territorio provinciale. La manifestazione organizzata dall’Us Acli di Roma è dedicata ai giocatori in erba, suddivisi in diverse categorie a seconda dell’anno di nascita. E così nel calcio a5 (in totale 90 squadre) la prima fase vede squadre Topolino (anni 2005 e 2006), Minipulcini (anni 2003 e 2004), Pulcini (anni 2001 e 2002), Esordienti (anni 1999 e 2000), Giovanissimi (anni 1997 e 1998), Allievi (anni 1996 e 1996) e Under 19 (anni 1992, 1993 e 1994). Nel calcio a8 (in totale 60 squadre), invece, si parte dai Pulcini (anni 2001 e 2002), si passa agli Esordienti (anni 1999 e 2000), per arrivare a Giovanissimi (anni 1997 e 1998), Allievi (anni 1995 e 1996) e chiudere con gli Under 19 (anni 1992, 1993 e 1994). Per tutti i tornei la formula prevista è quella del girone all’italiana con partite di andata e ritorno, cui seguirà una seconda fase di play off e play out.
“Tagliare ancora una volta il nastro di questi Campionati – spiega il Presidente provinciale dell’Us Acli di Roma, Luca Serangeli – rappresenta un’emozione che si rinnova ogni anno: la continuità della manifestazione è anche merito dei giovani che scendono in campo, oltre che degli organizzatori e dei dirigenti. È proprio la loro passione e la dedizione che ci spinge a migliorare e i risultati sono ogni anno sempre più confortanti. Significa che il lavoro che portiamo avanti è ben fatto. Per noi il settore giovanile è importante: investiamo molte delle nostre potenzialità per far crescere in modo sano i ragazzi e portarli fino alla maturazione, calcistica e non solo”.
Lucio Canacari, responsabile del settore giovanile dell’Us Acli di Roma sottolinea il successo societario della manifestazione. “Oltre a crescere il numero di squadre, quest’anno è cresciuto anche quello delle società partecipanti, che coprono praticamente tutta Roma, da Ostia al Casilino all’Aurelio, fino a Balduina, Ponte Marconi e Prenestino. Insomma, tutta la città è rappresentata”. Sappiamo che avete ideato un’iniziativa piuttosto carina, ce ne parli? “Anche i Topolino fanno un campionato di andata e ritorno. Chiaramente senza risultato, in quanto sono bambini piccolini. In pratica fanno un quarto d’ora di giochini, con calci di rigore, slalom, tengono la palla in mano e poi la posano per terra, un modo per iniziare a conoscere il pallone, i movimenti, gli esercizi, giocando. Poi disputano una ventina di minuti di partita”. Un’iniziativa davvero lodevole. Questo rafforza ancor di più il credo dell’Us Acli nel puntare sui giovani. “L’Us Acli crede tantissimo in loro. La dimostrazione è chiara: i numeri parlano da soli e ogni anno sono in crescita. Senza presunzione il settore giovanile può essere considerato il fiore all’occhiello dell’Us Acli. Il fatto poi di coprire la città a 360 gradi è senza dubbio uno spot importantissimo per l’Unione Sportiva Acli di Roma”. Tanta fatica ma alla fine anche tanta soddisfazione. “Senza dubbio. I bambini sono da pelle d’oca, sono uno spettacolo. La gioia più grande è vederli imparare, crescere, maturare, creare rapporti umani e aggregazione: queste sono le cose belle che danno soddisfazione quando si lavora con i giovani. Noi siamo anche educatori, non dimentichiamocelo. Piace a tutti vincere ma bisogna saper anche perdere, dandosi la mano o un abbraccio quando l’arbitro fischia la fine. Anche questo dobbiamo insegnargli”. Tutto rose e fiori, ma ogni tanto trovate anche qualche difficoltà. “Sembrerà una frase fatta, ma rispetto al calcio dei grandi forse sono i genitori che macchiano questo giocattolo. Sono loro con una parolina di troppo a bordo campo a rovinare quello che è lo spirito che contraddistingue questa categoria, che non è altro che quello di far giocare e divertire i bambini e non quello della vittoria a tutti i costi. È chiaro che fa piacere a tutti vincere, ma bisogna far capire che si tratta pur sempre di un gioco, a prescindere dal risultato”.
Una storia tutta da raccontare è quella degli Ercolini. Una storia che parte dal lontano 1994, anno in cui Don Giovanni D’Ercole, Vescovo di L’Aquila, fonda una squadra di ragazzi rom. Una sfida che porta avanti con dedizione e che ancora oggi continua grazie all’impegno di 5-6 volontari, capeggiati da Salvatore Paddeu e Tommaso Tarenzi. Sono loro i coordinatori della squadra Ercolini, cosiddetta proprio in onore di Don Giovanni, che anche quest’anno parteciperà ai tornei giovanili Us Acli. A dir la verità hanno messo su ben 4 formazioni iscritte ai tornei di calcio a5 e calcio a8. Ci sono bambini croati, rumeni, bosniaci, tutti di etnia rom. “Il nostro ruolo – ci spiega proprio Salvatore Paddeu – è quello di educarli non solo dal punto di vista tecnico e calcistico, ma anche umano. Per noi lo sport è uno strumento pedagogico. Mi piace sottolineare una regola della squadra: gioca chi studia. Ai fini delle convocazioni, e quindi delle partite, teniamo sott’occhio le assenze e l’andamento scolastico. È un modo per incentivarli nello sport e nella formazione”. Non si possono però nascondere le difficoltà che avete avuto in passato, agli inizi di questa esperienza. “Qualche mamma, alle partite, vedendo i loro figli giocare contro bambini rom, storceva un po’ il naso. Ci aspettavamo un po’ di diffidenza. Ma poi, pian piano, hanno cominciato a cambiare atteggiamento. La vittoria più bella è stata vedere queste mamme assistere alle finali e applaudire i nostri ragazzi”. Il vostro motto spiega tutto. “Ciò che spaventa è quello che non si conosce. La frase non è mia, ma rappresenta il nostro cavallo di battaglia”. L’obiettivo di quest’anno? “Puntare ancor di più all’integrazione. Vogliamo arrivare a comporre una squadra mista di ragazzi italiani e rom, da far scendere in campo tutti con la stessa maglia. Per loro sarebbe importantissimo. Per loro la voglia di normalità è una cosa speciale”.
Tutte le informazioni sul sito www.usacliroma.it
EDOARDO MASSIMI (Addetto Stampa US ACLI)